Renzo Favaron ricompare in libreria con un suo nuovo libro intitolato Balada incivie, Tartufi e Arlechini (L’arcolaio, pagine 109, 12 euro) una raccolta che comprende, oltre ad una lunga diatriba che riguarda la sua vita e il suo lavoro, una serie di poesie lunghe che ricordano la struttura del poemetto, un genere poetico finora comparso raramente nelle sue composizioni. Favaron ha sempre preferito la lirica di misura tradizionale, cioè breve folgorante anche se talvolta questa misura si è presentata più complessa e spesso frammentata in strofe, fin dalla sua prima raccolta, cioè da Presenze e conparse del 1991. Mi sembra questo cambiamento di struttura una novità interessante perché affianca una tendenza abbastanza comune tra le scritture dei vari poeti italiani di questi ultimi anni.
Renzo Favaron, “Balada incivie, tartufi e Arlechini”
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