Dalla Postfazione di
Gian Mario Villalta
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Senza forzature, con ritmo sicuro e voce ferma, Marco Aragno ci conduce attraverso paesaggi realissimi, ben riconoscibili nella quotidianità del vivere, e però intaccati da una piaga, un’ulcerazione, una lesione a volte appena percettibile, a volte diffusa e lieve, altre volte menomante, che quella realtà nutre con il suo corpo.
È la Terra di mezzo, dove ciò che sappiamo essere reale e quanto il simbolico accampa come suo dominio ridiventano incerti, dicendo l’uno la verità dell’altra. È la terra della poesia, dove pulsa il cuore segreto del tempo. Continua a leggere