The Silver Lily
The nights have grown cool again, like the nights
of early spring, and quiet again. Will
speech disturb you? We’re
alone now; we have no reason for silence.
Can you see, over the garden—the full moon rises.
I won’t see the next full moon.
In spring, when the moon rose, it meant
time was endless. Snowdrops
opened and closed, the clustered
seeds of the maples fell in pale drifts.
White over white, the moon rose over the birch tree.
And in the crook, where the tree divides,
leaves of the first daffodils, in moonlight
soft greenish-silver.
We have come too far together toward the end now
to fear the end. These nights, I am no longer even certain
I know what the end means. And you, who’ve been with a man —
after the first cries,
doesn’t joy, like fear, make no sound?
Louise Glück, “The Silver Lily” from The Wild Iris, 1992
Il giglio d’argento
Le notti sono di nuovo fresche, come le notti
di inizio primavera, e di nuovo silenziose. Ti
disturba parlare? Siamo
soli ora: non abbiamo ragione di silenzio.
Guarda, sopra il giardino sorge la luna piena.
La prossima non la vedrò.
In primavera, quando sorgeva la luna, voleva dire
che il tempo era finito. Bucaneve
si aprivano e chiudevano, i grappoli
di semi degli aceri cadevano in pallide ondate.
Bianco su bianco, la luna sorgeva sulla betulla,
e nella forcella, dove l’albero si divide,
foglie dei primi narcisi, al chiar di luna
un morbido argento verdastro.
Ora siamo andati troppo avanti insieme verso la fine
per temere la fine. Queste notti, non sono più nemmeno certo
di sapere cosa vuol dire la fine. E tu che sei stata con un uomo:
dopo le prime grida,
è vero che la gioia, come la paura, non dà suono?
(Traduzione Enzo Montano) Continua a leggere