Giovanni Giudici, “Salutz”

Giovanni Giudici

III. 1

Ma siete voi – voi pure che non siete
Voi che in un tempo al vero
E al non vero equalmente rispondete –
Di viso in viso e corpi
Filtranti noi per futile parete
Poi che quasi da morti
Vivemmo là donde nessuno a dire
Non ritornava non ritornerà
Sub quale specie appaia uno sparire:
Mai lo sapremo mai –
Nell’alba di Toledo vi riudivo
E i tristi carri della pioggia intanto
A un rovo di parole restai vivo –
Se voi non foste non sarebbe il canto

 

VI. 2

Poi che diceste che sono
La talpa – o sia
Bestiola della quale non si dà
Lume né biografia –
D’ubbidienza la cieca galleria
Tortuosamente prono
Scavai come la più diritta via
Al mai-saper-dov’è vostro perdono:
Nero del nero, buio
Del buio – il mio peccato
Voi decideste, penitenziarìa
Di tutto e tutto tutto in che ho fallato:
Sempre mi fruga dove più m’infuio
Toro e lione mai non esser stato

 

VII. 2

Lichtlein che a grado a grado m’abbandona
Così come declina
Candelina nell’alba
E negli anni prestanza di persona –
Onore della lingua mia italiana
A voi, Minne, perlina su perlina
Parola da parola
Io compitavo a un filo di collana
Nota su nota della mia viola
E voce a spente voci di fontana –
Dal cuore della mia profonda cina
Anima senza nome a voi pregando
Consunta vista ormai
Occhi a un tepore di fango Continua a leggere