Lawrence Ferlinghetti, “A Coney Island of the mind“ & “Greatest Poems”

Lawrence Ferlinghetti (Foto d’archivio)

di Vernalda Di Tanna

Sconcertante, iconoclasta, dissacrante e melanconico, Lawrence Ferlinghetti delinea i capisaldi della sua poetica in quarantanove poesie raccolte in “A Coney Island of the mind” (1958), acme della sua produzione. Ferlinghetti prende per mano i suoi lettori, come se fossero dei bambini-adulti che hanno smarrito il senso della realtà più autentica: prontamente li accompagna in una sorta di giro turistico per le strade di San Francisco, città che assurge a simbolo di quella che è la capitalista e consumista “società del benessere” statunitense. Spenta e vivace, dalle luci al neon fino ai grattacieli, San Francisco espone cartelloni pubblicitari rivolti ad un pubblico di massa. Persino in un luogo sereno come il Golden Gate Park si annida una “spaventosa depressione”. L’autore fa della città e dei suoi (poco empatici) cittadini un circo, un grottesco cabaret, sineddoche dell’intero Stato nordamericano. Invece, il suo artigianale e spontaneo mestiere di poeta lo identifica con quello di un acrobata che ha il compito di indovinare la verità, prima di poter raggiungere la Bellezza, avanzando in bilico sul tagliente sguardo del suo pubblico. Ferlinghetti afferma di non essersi “mai sdraiato con la bellezza” in vita sua, ma “di esserci andato eccome a letto” generando le sue poesie. Su uno sfondo panico, immerso nella natura che l’autore immagina come un Paradiso, diversamente da Dante, “in cui la gente sarebbe nuda/ […]/ perché vuol essere/ un ritratto delle anime/ ma senza angeli apprensivi a dir loro/ di come il regno dei cieli sia/ il ritratto perfetto di/ una monarchia”. Le poesie dell’Ultimo dei Beat edificano, come afferma l’autore stesso, “un Coney Island della mente”, “un circo dell’anima”.

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L’Urlo di Munch esposto al MoMa di New York

Il collezionista che lo ha comprato lo dà in prestito a uno dei più importanti musei d’arte  del mondo, il MoMa di New York. L’opera sarà in esposizione dal 24 ottobre 2012 e per sei mesi, fino al 24 aprile 2013 ed è una delle quattro versioni dell’Urlo di Edward Munch, venduta da Sotheby’s per quasi 120 milioni di dollari. Un record mondiale: è l’opera d’arte più costosa mai venduta a un’asta.

Per la prima volta anche il pubblico di New York potrà ammirare il capolavoro dell’artista norvegese, un pastello su tavola del 1985. Continua a leggere

“L’urlo” di Munch, base d’asta 80 milioni di dollari

Un acquerello di Paul Cezanne e un disegno di Henri Matisse hanno superato i 19 milioni di dollari in una vendita realizzata da Christie a New York. A darne notizia è la stessa casa d’asta. L’acquarello preparatorio , “I giocatori di carte” (parte della serie omonima del pittore impressionista realizzata tra il 1980 e il 1896) era stato valutato tra i 15 ei 20 milioni di dollari. Al momento in via ufficiale il compratore resta anonimo. L’opera è stata riscoperta quest’anno da specialisti di Christie’s all’interno della collezione della famiglia Eichenwald.

Anche il dipinto in olio su tela, “Le peonie, di Henri Matisse ha superato la soglia dei 19 milioni di dollari: è stato infatti venduto ad un compratore europeo nel corso della stessa asta per 19,2 milioni di dollari. Altri quadri famosi saranno messi in vendita da Sotheby’s a Nueva York. Una delle piu’ famose è una delle quattro versioni de “L’urlo” di Edvard Munch, valutata in 80 milioni di dollari, uno dei prezzi più alti mai pagati per un’opera d’arte. Continua a leggere