«Addio, Amelia»

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Nella foto Amelia Rosselli fotografata da Dino Ignani

di Nicola d’Ugo

                            Ad Amelia Rosselli

La tua voce di struzzo o cigno scuoiato.
La ricordo in una serata d’estate:
un volto cimiteriale da una luce atrale
in Aula Quattro, a Villa Mirafiori.
La giustificavi a tuo modo, dicendomi:
«È un difetto gutturale, un’imperfezione fisica,
non una scelta musicale!» Ma non mi bastava.
Sapevo come cantavano le voci più prossime
agli angeli, gli spettri del Nordeuropa e le falene
dei poeti. Così ti dissi: «V’è musica con-
temporanea: un suono non musicale,
un accento stonato, il guizzo deviato e deviato.» Continua a leggere