Sandro Penna, fotografato a Roma nella sua casa in Via della Mola de’ fiorentini, sul lungotevere
La vita… è ricordarsi di un risveglio triste in un treno all’alba: aver veduto fuori la luce incerta: aver sentito nel corpo rotto la malinconia vergine e aspra dell’aria pungente. Ma ricordarsi la liberazione improvvisa è più dolce: a me vicino un marinaio giovane: l’azzurro e il bianco della sua divisa e fuori un mare tutto fresco di colore. *** Mi nasconda la notte e il dolce vento. Da casa mia cacciato e a te venuto mio romantico amico fiume lento. Guardo il cielo e le nuvole e le luci degli uomini laggiù così lontani sempre da me. Ed io non so chi voglio amare ormai se non il mio dolore. La luna si nasconde e poi riappare — lenta vicenda inutilmente mossa sovra il mio capo stanco di guardare. *** Felice chi è diverso essendo egli diverso. Ma guai a chi è diverso essendo egli comune. *** Tu morirai fanciullo ed io ugualmente. Ma più belli di te ragazzi ancora dormiranno nel sole in riva al mare. Ma non saremo che noi stessi ancora. *** Talvolta, camminando per la via non t’è venuto accanto a una finestra illuminata dire un nome, o notte? Rispondeva soltanto il tuo giudizio. Ma le stelle brillavano ugualmente. E il mio cuore batteva per me solo. *** Io vivere vorrei addormentato entro il dolce rumore della vita. da: Sandro Penna, Poesie, Milano Garzanti, 2000