Piano si staccano
i tocchi
da un orologio e nuotano
fra pioggia, vento e vetri di finestre.
Le terrazze tamburellano
come teli da tenda
e il grido dei fanciulli:«Aea!» si perde
nelle vie
come pei corridoi
d’un castello assediato.
Inverno assediatore
vecchiaia dell’anno,
mette angoscia nei sensi,
chiude il domani.
Ma lasciamo un momento questa città.
Andiamo nel sonno,
andiamo a vedere che succede.
*
Cade a pezzi a quest’ora sulle terre del Sud
un tramonto da bestia macellata.
L’aria è piena di sangue,
e gli ulivi, e le foglie del tabacco,
e ancora non s’accende un lume.
Un bisbigliare fitto, di mille voci,
s’ode lontano dai vicini cortili:
tutto il paese vuole far sapere
che vive ancora
nell’ombra in cui rientra decapitato
un carrettiere dalle cave. Il buio,
com’è lungo nel Sud! Tardi s’accendono
le luci delle case e dei fanali.
Le bambine negli orti
ad ogni grido aggiungono una foglia
alla luna e al basilico.
Vittorio Bodini, due poesie da La luna dei Borboni, Edizioni della Meridiana, Milano, 1952. Continua a leggere→
Nel biancore della porosa pietra pugliese sono scalfiti i versi di Vittorio Bodini – si fanno ambasciatori delle atmosfere del sud, dei riti della controra, del sole impietoso che fa ardere il barocco leccese e inaridire le zolle. Eppure questo canto che viene dal margine rifiuta il limite e cerca rimandi in altri meridioni, finché una eco madrilena risponde e due voci ancestrali rivelano le analogie di un comune sentire. La lingua bodiniana, poeticamente e poieticamente intrisa di nostalgia, risente della preziosa esperienza della traduzione, straordinario veicolo di incontri e visioni; anche così il sangue antico continua a scorrere, fedele a se stesso e alle sue molte anime.
Viviamo in un incantesimo,
tra palazzi di tufo,
in una grande pianura.
Sulle rive del nulla
mostriamo le caverne di noi stessi
– qualche palmizio, un santo
lordo di sangue nei tramonti, un libro
lento, di pochi fatti che rileggiamo
più volte, nell’attesa che ci dia
tutte assieme la vita
le cose che crediamo di meritare.
Nell’ambito dell’undicesima edizione del Napoli Teatro Festival Italia, si inaugura mercoledì 13 giugno (ore 19) QUI, sezione Letteratura, dedicata alla poesia. Il progetto, a cura di Silvio Perrella, prevede incontri letterari, performance, proiezioni di film, antologie fatte qui di versi e musica, che animeranno le serate napoletane nella suggestiva Villa Pignatelli, trasformata dal 13 al 23 giugno in una vera e propria Casa della Poesia, e che ospiterà, inoltre, come nella scorsa edizione, anche una libreria dedicata esclusivamente all’argomento.
“ QUI, lo si dice e mentre lo si dice si muove il corpo — sottolinea il curatore Silvio Perrella — con un dito s’indica un luogo. Qui, eccoci, siamo qui, per il secondo anno, a Villa Pignatelli. Qui con i poeti e la poesia. Qui insieme a chi ascolta e guarda e si emoziona e ragiona. Si parla e si tocca insieme. Ed ecco qui, a Villa Pignatelli, i poeti. Sia quelli alfabetici sia quelli sonori e visivi. E sia gli antologizzatori che apriranno con le loro scelte le serate. Qui è un punto, un luogo circoscritto, uno scorcio. Da qui si emigra nell’altrove. Nell’altrove del rimuginio immaginativo. La voce dice qui e la mano si muove e un dito indica una porzione di spazio. Qui, proprio qui: accomodatevi”.
Nella neoclassica villa di Chiaia, il programma propone mercoledì 13 giugno alle ore 19.00, “La poesia cambia la vita”, un omaggio a due grandi poeti del Novecento: Vittorio Bodini, che ha attraversato tutte le avventure artistiche del secolo scorso e Carlo Betocchi, considerato una sorta di guida morale tra i poeti ermetici.
A dare voce ai loro versi, saranno Edoardo Winspeare e Celeste Casciaro. Seguirà la proiezione del film “La vita in comune” di Edoardo Winspeare, che racconta di un piccolo paese del Sud, dove un sindaco si sente inadeguato al suo ruolo. A salvarlo sarà l’amore per la poesia e la passione per le sue lezioni di letteratura ai detenuti.
La rassegna prosegue il 14 giugno, sempre alle ore 19.00, con Un’antologia fatta qui curata da Daniela Marcheschi, a seguire, Nanni Cagnone in “Dites-moi, Monsieur Bovary”, in cui il poeta ligure risale per giustapposizioni poetiche la via dei ricordi che dal passato biografico, rievocato in terza persona, lo riporta al presente, anche cronachistico.
A chiudere la serata, il film Andrea Zanzotto di Carlo Mazzacurati e Marco Paolini, che sarà introdotto da Marina Zangirolami Mazzacurati.
Venerdì 15 giugno, gli ospiti di Villa Pignatelli incontrano, invece, i versi di Chandra Livia Candiani, poetessa e traduttrice, la cui scrittura è come una preghiera, che insegue gli elementi primi della vita, come la pioggia o la sete. Qui è in programma anche un intervento di Maria Pia De Vito con The circle game, un brano in omaggio a Demetrio Stratos.
In seguito tra i protagonisti della sezione si segnalano ancora i poeti Maria Attanasio, Umberto Fiori, Vivian Lamarque, Patrizia Cavalli, Adam Zagajewski, Durs Grünbein e gli incontri ed i reading poetici di Alessandro Achilli , Claudio Di Palma, Eugenio Lucrezi e Milo De Angelis, Caterina Pontrandolfo, Daniele Piccini, Paolo Febbraro, Gianluigi Gherzi e Giuseppe Semeraro.
Il 19 giugno è in programma Il canto degli animali in cui lo scrittore e critico musicale Paolo Isotta, in scena anche Peppe Barra, mette in relazione la natura umana e quella degli esseri ritenuti inferiori, tracciando una linea che unisce le due nature attraverso l’arte e la musica. A chiudere la sezione, sabato 23 giugno Massimiliano Gallo legge il poeta bosniaco Izet Sarajlic e il turco Nazim Hikmet, accompagnato dalle musiche di Lautari din Rosiori. Il costo del biglietto è di 5 euro e consente l’ingresso a Villa Pignatelli. INFO: biglietteria@napoliteatrofestival.it www.napoliteatrofestival.it Continua a leggere→
NAPOLI TEATRO FESTIVAL – SEZIONE LETTERATURA QUI progetto a cura di Silvio Perrella
coordinamento Brigida Corrado
organizzazione Vesuvioteatro.org 13/23 giugno 2018 Villa Pignatelli
1.
Tu non conosci il Sud, le case di calce
da cui uscivamo al sole come numeri
dalla faccia d’un dado.
4.
Quando tornai al mio paese nel Sud,
dove ogni cosa, ogni attimo del passato
somiglia a quei terribili polsi dei morti
che ogni volta rispuntano dalle zolle
e stancano le pale eternamente implacati,
compresi allora perché ti dovevo perdere:
qui s’era fatto il mio volto, lontano da te,
e il tuo, in altri paesi a cui non posso pensare.
Quando tornai al mio paese nel Sud
Io mi sentivo morire. Continua a leggere→