Reattivo e ipersensibile, insofferente tanto alla “disciplina” pretesa dai superiori quanto all’ “indisciplina” di una città sdrucciolosa e impossibile, Ottone Ingravoglia, giovane vicecommissario nella Napoli del dopoguerra, non va d’accordo con nessuno, né con i marinai americani, i vincitori, né col questore, né con il solo amico che ha, né con i suoi ricordi, già troppi.
Come un operaio alla catena di montaggio, conosce l’alienazione di dover lavorare quasi sempre a “pezzi” d’indagine di cui ignora lo scopo. Finché un caso diventerà tutto suo, e lo metterà in contatto con un comico famoso, vera maschera della città; con la mente di uno strano bambino; con una donna di quelle che sono chissà dove.
Con tutta l’implacabilità dei ritmi del giallo questo romanzo ci costringe al pungente desiderio di arrivare in fondo alla storia. Con probità artigianale, nel rispetto dei moduli del genere. Ma al tempo stesso ci dona una scrittura la cui pulsione espressiva e il cui spazio verbale chiamano a sé lettori liberi, indocili a quanto certo mercato del libro propone con il termine di fiction. Continua a leggere